ARGOMENTO
Volti a sinistra si avanzano verso il mezzo e si fermano sulla ripa
del settimo cerchio. Virgilio richiesto da Dante l’istruisce sulla
condizione dei tre cerchi, che restano loro a percorrere: quello,
cioè, dei violenti, che è il settimo; quello dei fraudolenti, che è
l’ottavo; e quello dei traditori, che è il nono. Dopo tale ragiona -
mento discendono.
In su l’estremità di un’alta ripa,
Che facevan gran pietre rotte in cerchio,
Venimmo sopra più crudele stipa: 3
E quivi per l’orribile soperchio
Del puzzo, che il profondo abisso gitta,
Ci raccostammo dietro ad un coperchio 6
D’un grande avello, ov’io vidi una scritta,
Che diceva: ANASTASIO PAPA GUARDO,
LO QUAL TRASSE FOTIN DELLA VIA DRITTA. 9
Lo nostro scender conviene esser tardo,
Sì che s’ausi in prima un poco il senso
Al tristo fiato, e poi non fia riguardo. 12
Così il Maestro. E io: Alcun compenso,
Dissi lui, trova che il tempo non passi
Perduto. Ed egli: Vedi, ch’a ciò penso. 15
Figliuolo mio, dentro a cotesti sassi,
Cominciò poi a dir, son tre cerchietti
Di grado in grado, come quei che lassi. 18
Tutti son pien di spirti maledetti:
Ma perchè poi ti basti pur la vista,
Intendi come e perchè son costretti. 21
D’ogni malizia, ch’odio in cielo acquista,
Ingiuria è il fine; e ogni fin cotale
O con forza o con frode altrui contrista. 24
Ma perchè frode è dell’uom proprio male,
Più spiace a Dio; e però stan di sutto
Gli frodolenti, e più dolor gli assale. 27
De’ violenti il primo cerchio è tutto;
Ma perchè si fa forza a tre persone,
In tre gironi è distinto e costrutto. 30
A Dio, a sè, al prossimo si puone
Far forza; dico in loro e in lor cose,
Come udirai con aperta ragione. 33
Morte per forza e ferute dogliose
Nel prossimo si danno, e nel suo avere
Ruine, incendi e collette dannose: 36
Onde omicidi, e ciascun che mal fiere,
Guastatori, e predon tutti tormenta
Lo giron primo per diverse schiere. 39
Può uomo avere in sè man violenta,
E ne’ suoi beni; e però nel secondo
Giron convien che senza pro si penta 42
Qualunque priva sè del vostro mondo,
Biscazza e fonde la sua facultade,
E piange là dove esser dee giocondo. 45
Puossi far forza nella Deitade,
Col cor negando e bestemmiando quella,
E spregiando Natura e sua bontade: 48
E però lo minor giron suggella
Del segno suo e Soddoma e Caorsa,
E chi, spregiando Dio, col cuor favella. 51
La frode, ond’ogni coscienza è morsa,
Può l’uomo usare in quei che in lui si fida,
E in quei che fidanza non imborsa. 54
Questo modo di retro par che uccida
Pur lo vincol d’amor, che fa Natura;
Onde nel cerchio secondo s’annida 57
Ipocrisia, lusinghe, e chi affattura,
Falsità, ladroneccio, e simonia,
Ruffian, baratti, e simile lordura. 60
Per l’altro modo quell’amor s’obblia,
Che fa Natura, e quel, ch’è poi aggiunto,
Di che la fede spezial si cria: 63
Onde nel cerchio minore, ov’è il punto
Dell’universo, in su che Dite siede,
Qualunque trade in eterno è consunto. 66
E io: Maestro, assai chiaro procede
La tua ragione, e assai ben distingue
Questo baratro, e il popol che il possiede. 69
Ma dimmi: Quei della palude pingue,
Che mena il vento, e che batte la pioggia,
E che si scontran con sì aspre lingue, 72
Perchè non dentro della città roggia
Son ei puniti, se Dio gli ha in ira?
E s’ei non gli ha, perchè sono a tal foggia? 75
Ed egli a me: Perchè tanto delira,
Disse, lo ingegno tuo da quel ch’ei suole,
Ovver la mente dove altrove mira? 78
Non ti rimembra di quelle parole,
Con le quai la tua Etica pertratta
Le tre disposizion, che il ciel non vuole; 81
Incontinenza, malizia, e la matta
Bestialitade? e come incontinenza
Men Dio offende e men biasimo accatta? 84
Se tu riguardi ben questa sentenza,
E rechiti alla mente chi son quelli,
Che su di fuor sostengon penitenza, 87
Tu vedrai ben perchè da questi felli
Sien dipartiti, e perchè men crucciata
La divina giustizia li martelli. 90
O Sol, che sani ogni vista turbata,
Tu mi contenti sì quando tu solvi,
Che non men, che saver, dubbiar m’aggrata. 93
Ancora un poco in dietro ti rivolvi,
Diss’io, là dove di’, che usura offende
La divina bontade, e il groppo svolvi. 96
Filosofia, mi disse, a chi l’attende,
Nota non pure in una sola parte,
Come Natura lo suo corso prende 99
Dal divino Intelletto, e da sua arte:
E se tu ben la tua Fisica note,
Tu troverai non dopo molte carte, 102
Che l’arte vostra quella, quanto puote,
Segue, come il maestro fa il discente,
Sì che vostr’arte a Dio quasi è nipote. 105
Da queste due, se tu ti rechi a mente
Lo Genesi dal principio, conviene
Prender sua vita, e avanzar la gente. 108
E perchè l’usuriere altra via tiene,
Per sè natura e per la sua seguace
Dispregia, poi che in altro pon la spene. 111
Ma seguimi oramai, che il gir mi piace;
Chè i Pesci guizzan su per l’orizzonta,
E il Carro tutto sovra Coro giace,
E il balzo via là oltre si dismonta
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